Intervista al Presidente di Amiat Maurizio Magnabosco
Dottor Magnabosco, lo scorso mese di dicembre, con il raggiungimento dell’80% della partecipazione in Amiat da parte del gruppo IREN, l’azienda è entrata a far parte di una delle principali multiutility italiane. Quali sono state le tappe di preparazione di questo passaggio?
Nel dicembre 2006 quando sono arrivato in Amiat, lavoravano oltre 2.100 persone in azienda e il fatturato ammontava a 200 milioni, generato dal contratto di servizio con la città di Torino e dai ricavi della discarica (conferimento dei rifiuti e captazione del biogas).
Come da programma l’impianto sarebbe stato chiuso nel 2009 con una conseguente rilevante perdita di fatturato e di margini operativi.
Occorreva dunque definire il percorso di una nuova strategia industriale in grado di accompagnare lo sviluppo aziendale attraverso la valorizzazione dei nostri punti di forza.
Quali sono i punti di forza di Amiat?
Nel settore ambientale Amiat è riconosciuta fra le aziende leader in quanto dispone di un know how distintivo nella gestione dell’intero ciclo dei rifiuti.
Oltre al servizio di igiene al suolo e di raccolta differenziata, Amiat gestisce l’impianto di trattamento della plastica (ex Publirec) e l’impianto di trattamento dei rifiuti elettrici ed elettronici (TBD).
Bisogna ricordare inoltre la gestione cosiddetta “post mortem” (per 30 anni dopo la chiusura) della discarica di Basse di Stura, attraverso un avanzato sistema di captazione del biogas (secondo General Electric l’impianto best in class nel suo campo, con percentuali di recupero di oltre il 90%) che genera energia elettrica per 40.000 utenze.
La progettazione e l’implementazione del modello di raccolta porta a porta che abbiamo sviluppato in Torino
costituisce una case history di successo nazionale e ha consentito alla nostra città di essere per anni il capoluogo di regione con le più alte performance, stabilmente sopra il 40% di raccolta differenziata.
Come avete preparato l’azienda all’ingresso del nuovo socio?
Anzitutto era basilare rendere Amiat appetibile al mercato senza accontentarsi dei risultati raggiunti, al fine di stimolare l’interesse di un qualificato partner industriale.
Le leve su cui abbiamo agito sono state: implementazione di un piano di business process reengineering (PASSO) al fine di migliorare l’efficienza e l’efficacia della macchina operativa; blocco del turnover, che in sei anni ha portato ad una diminuzione di oltre 400 dipendenti; fusione per incorporazione delle società Publirec e TBD ed un sistema di relazioni industriali basato sulla franchezza, trasparenza e coinvolgimento delle organizzazioni sindacali che ha consentito di migliorare le performance di servizio pur in una situazione di ristrettezze economiche della città.
In questi anni il risultato gestionale è stato sempre positivo con un risultato netto del periodo 2007 –2012 pari a 35 milioni di Euro.
I primi due anni di gestione Iren 2013 – 2014 hanno confermato e migliorato il trend economico positivo.
Da ultimo vorrei ricordare anche l’indagine di customer satisfaction, realizzata due mesi fa da Cerved Group, che ha confermato come il servizio dell’azienda sia rimasto eccellente e ne sia uscita ulteriormente rafforzata da un lato l’immagine aziendale e dall’altro la relazione con il cittadino.
Quali prospettive di crescita vede per il gruppo IREN da questa integrazione?
Sono certo che il settore ambientale del Gruppo potrà mettere a fattor comune l’esperienza di Amiat con le ben note capacità dei colleghi di Iren Ambiente, con i quali da subito si sono allacciate proficue collaborazioni a tutto campo.
A due anni dall’arrivo di Iren si può ben dire che l’integrazione di Amiat in Iren Ambiente non ha incontrato ostacoli di sorta, al contrario grande disponibilità da parte di tutti, con lavoro di squadra e forte orientamento ai risultati in un clima di fiducia reciproca.
Oggi sul tavolo ci sono molti dossier aperti e ritengo che ci siano tutte le premesse per cogliere le opportunità di business che il mercato offre.
La turbolenza economica che stiamo vivendo, se sapremo anticipare il cambiamento anziché subirlo, non sarà un ostacolo al successo dei piani industriali del Gruppo.
CHI È MAURIZIO MAGNABOSCO
Maurizio Magnabosco, 69 anni, ha iniziato il suo percorso professionale nella gestione delle relazioni sindacali in G.T.E. (multinazionale delle telecomunicazioni americana).
Approdato in FIAT ha gestito le relazioni industriali di Fiat Auto dalla metà degli anni ’70 fino al 1990, quando assume anche l’incarico di direttore del Personale e Organizzazione.
Nel 1999 diventa amministratore delegato di uno degli 8 settori industriali del Gruppo (Ferroviaria, produttrice del treno veloce Pendolino), venduta l’anno successivo ai francesi di Alstom.
L’ultimo incarico, prima della pensione, è di country manager del Gruppo Fiat in Turchia (2 miliardi di euro di fatturato).
Dal 2004 opera per conto dell’amministrazione comunale di Torino dapprima come presidente di SAGAT –Aeroporto di Torino – e dal 2007 come amministratore delegato di Amiat; con l’ingresso di IREN nel capitale ha assunto la presidenza della Società.